Purtroppo
nove istituti di credito italiani si sono visti sottrarre ingenti somme
di capitali dallo Ior, la banca del vaticano, che ha spostato tutti i
depositi in Germania, patria di Ratzinger, Sommo Pontefice nonchè unico
azionista e conoscitore del reali stato dei suoi bilanci. A perdere il
prestigioso cliente sono stati ben nove istituti di credito tra cui
Unicredit e Intesa Sanpaolo.
Lo
Ior, la banca del Vaticano, ha tolto dalle banche italiane tutti i suoi
depositi. La decisione presa in seguito a quella della Banca d’Italia
che ha considerato l’istituto per le opere di Religione, alla stessa
stregua di una banca extra comunitaria.
All’Italia,
è stata preferita la Germania, patria del Sommo Pontefice (attualmente
suo unico azionista) e giudicata, in seguito alla superiore potenzialità
di crescita, come zona di migliori investimenti e maggiore stabilità
finanziaria.In realtà l’operazione ha avuto inizio l’anno scorso, ma
solo adesso ne è stata data notizia, in seguito al controllo dei
rapporti finanziari da parte della procura di Roma in seno alle
attività, presunte di riciclaggio avviate dalla banca vaticana. Il tutto
partito dal sequestro di 23 milioni di euro “sospetti”.
A perdere il prestigioso cliente sono stati ben nove istituti di credito tra cui Unicredit e Intesa Sanpaolo.
Immediata
la replica della Santa Sede che ha voluto precisare che lo Ior non è
una banca ma una Fondazione di diritto sia civile che canonico regolata
da un proprio statuto
La
prova? Il fatto che non emette prestiti. Forse un po’ poco per
giustificare una mossa un po’ “strana”, soprattutto in un momento di
grave carenza di liquidità da parte delle banche, sempre più costrette a
rifiutare mutui per carenza di garanzia, come una recente indagine
della stessa Banca d’Italia ha reso noto in una sua indagine
conoscitiva.
La
particolarità di questo istituto di credito ordinario (infatti è
giuridicamente riconosciuto come tale e non come Fondazione di diritto),
creato nel 1941, è quella di non avere sportelli e bilanci molto
discreti: sono infatti noti solo al Papa e a tre cardinali. Il che in
tempi di necessarie trasparenze antiusura e antievasione suonano ancora
molto “antiquate”. Per questo motivo più di una volta lo Ior è stato
coinvolto, a vari livelli, in scandali di natura economica.
Nonostante
questo ancora i dirigenti dell’Istituto si rifiutano di cambiare le
disposizioni interne e di aprire i propri bilanci anche agli ispettori
in fase di indagine. Delle due l’una: o è una banca extra comunitaria
(quindi controllabile) o non lo è (quindi non deve amministrare
capitali, né avere un’organizzazione mondiale di banche controllate).
Tertium non datur
cit. http://terrarealtime.blogspot.it/search?updated-max=2012-07-14T17:41:00%2B02:00&max-results=5
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