Oggi a coprire nudità importanti ci pensa la polizia di Stato
«costretta» a intervenire con una rapidità senza precedenti per
oscurare da internet una doppia fotografia che ritraeva la presidente
della Camera, Laura Boldrini, sulla copertina di Famiglia Cristiana e
contestualmente sulla prima pagina della defunta rivista erotica Le Ore.
La copertina del settimanale cattolico era però originale, mentre la
seconda, ovviamente, no. Un fake, proprio come la pretesa Boldrini
raffigurata nuda su una spiaggia: in realtà si tratta di un’ignara e anonima nudista la cui foto compare su alcuni siti per amanti dell’integrale.
Sembra che sabato scorso, di pomeriggio, le immagini escono sulla bacheca Facebook di Antonio Mattia,
giornalista della provincia di Latina, che lavora per Popolo Italiano e
Napoli News Magazine. Ma quella foto non è una notizia, essendo una
burla, una delle tante che ogni giorno affollano i social network tra
«condivisioni», «mi piace», e via discorrendo. Qualcuno, non sappiamo se
lo stesso Mattia, s’era divertito a spacciare la nudista per la
presidente della Camera. Il tam tam sulla rete avrebbe indignato
pesantemente la Boldrini che da poco già aveva tuonato contro
l’imperare di gruppi fascisti su Fb.
Per quel che se ne
sa è finita che il giornalista è stato subito indagato per diffamazione
dal pm romano Luca Palamara, il nudo della falsa Boldrini è (quasi)
scomparso dalla rete, la polizia postale s’è ritrovata a sacrificare
alcuni agenti distaccandoli in una stanza a Montecitorio per monitorare
il web alla voce «Laura Boldrini».
Il giornalista si dichiarerebbe ancora scioccato dalla violenza del blitz della forze dell’ordine:
«Al di là della facilità con cui si può dimostrare che io mi sono solo
limitato a condividere una foto che già girava su Facebook, e di mettere
qualche commento, è tutta la storia che ha dell’incredibile: domenica
ero a Sperlonga quando vengo raggiunto da una telefonata dei miei figli,
letteralmente terrorizzati dal fatto che c’era la polizia a casa che
voleva sequestrare i computer. Allora prendo la macchina e mi precipito
nella mia abitazione, a Fondi, dove trovo agenti della postale e del
commissariato locale. Mi chiedono delle foto della Boldrini e,
incredulo, faccio presente che avevo rigirato una immagine che già
girava su Fb. Al che chiedo loro se avevano un mandato e mi rispondono
che no, non l’avevano. …Comunque… prima di andar via fanno presente che
avrei potuto avere problemi per quella goliardata. La cosa veramente incredibile è la tempestività dell’intervento:
nemmeno 8-10 ore son trascorse dalla foto messa sul mio profilo ai
poliziotti dentro casa». Su internet il giallo della foto appassiona più
utenti, ma a smascherare il falso ci pensano subito i siti Blitz
Quotidiano, Giornalettismo e il Disinformatico di Paolo Attivissimo,
noto cacciatore di bufale internet. Anche Occhiosulweb, nell’articolo dedicato allo scandalo ha da subito specificato la natura dello scherzo.
Contestualmente esce la notizia che la procura, ricevuta la denuncia
della Camera dei deputati, identificata la «sorgente» di quel fake in
Antonio Mattia, «ha disposto il sequestro delle foto diffuse in rete e
la rimozione della fotografia». L’indagine più veloce della storia. Non
si ha memoria di un tale dispiego di poliziotti per censurare una delle
migliaia di becere foto (false, ritoccate o taroccate) di Berlusconi o
Bersani, Grillo o Renzi, Napolitano o Prodi. Men che meno c’è traccia di
sequestri di scatti rubati a politici immortalati come mamma li ha
fatti: vedi Casini, Montezemolo, Fini o il premier ceko Topolánek.
Persino il leader della Boldrini, Nichi Vendola, pubblicato dal Giornale
ignudo e giovane con due amici in spiaggia, eppoi ripostato su Facebook
e Youtube, non pretese un rastrellamento della rete: ci scherzò su. La
Boldrini l’ha invece presa sul serio. Dal suo entourage si dà, però, una
versione diversa dei fatti. Intanto si escludono «pressioni» a livello
istituzionale: «A far partire la denuncia è stato il personale di
polizia di Montecitorio senza alcun intervento diretto della presidenza.
Qualcuno ha visto la foto e l’ha segnalata». E sul trasferimento già
avvenuto ad personam di un contingente di agenti specializzati, di cui
si vocifera alla polizia postale, dalla presidenza fanno sapere che è
«solo una ipotesi allo studio». Sul merito di una risposta
sproporzionata ad una burla di cattivo gusto, l’obiezione è un’altra:
«Il problema erano i commenti alla foto dello stesso autore, che
sosteneva che quel soggetto fosse realmente la terza carica dello
Stato». Niente privilegi, insomma. D’ora in avanti se qualcuno vi
sputtanerà su Facebook, telefonate al 113. E se nessuno vi fila, dite
che vi manda Laura Boldrini. Quella vera.
(Fonte: ilgiornale.it)
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